Senza titoloQualità della vita e peso corporeo negli adolescenti: una relazione pericolosa!

L’adolescenza è un periodo caratterizzato da importanti cambiamenti  fisici e comportamentali, spesso associati ad alterazioni emozionali, sociali e cognitive. Molti ragazzi sperimentano il passaggio all’età adulta potenziando i processi di resilienza, altri riportano un’aumentata vulnerabilità psicosociale, che si concretizza in alterate relazioni con la famiglia, con i coetanei, minando l’autostima e la percezione di sé nel breve e lungo termine.

Tra i diversi fattori che potrebbero contribuire ad aumentare tale vulnerabilità, il peso corporeo, inteso in tutte le sue accezioni, dal sottopeso fino all’obesità grave, gioca un ruolo chiave con rilevanti impatti fisici e sociali. Se l’obesità è stata ampiamente associata a bassi livelli di benessere percepito e scarsa qualità di vita, poche ricerche si sono focalizzate sul legame tra sottopeso e benessere.

Uno studio, condotto per verificare il ruolo delle diverse categorie dell’indice di massa corporea sulla qualità della vita correlata alla salute, ha messo in evidenza come l’essere sottopeso sia associato ad un maggior benessere percepito, rispetto ad appartenere ad altre categorie (normopeso, rischio di obesità e obesità grave). E’ quanto dimostrato dallo studio, condotto dai ricercatori dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR nell’ambito del Progetto AVATAR e pubblicato su International Journal of Environmental Research and Public Health con il coinvolgimento di 1700 adolescenti afferenti a 10 Istituti Comprensivi italiani.

 

Se la correlazione riscontrata può essere considerata intuitiva, soprattutto in questa fascia di popolazione, un dato molto interessante che apre alla necessità di una valutazione più accurata da parte degli addetti del settore (psicologi, dietologi, nutrizionisti) e della scuola, riguarda il fatto che l’associazione tra le categorie di peso e la qualità della vita fosse più pronunciata nelle femmine rispetto ai maschi. Se nelle ragazze l’appartenere ad una categoria di peso piuttosto che ad un’altra correlava con la dimensione psicologica, alterando il benessere mentale, l’umore, l’autostima, la percezione di sé e i rapporti sociali, nei maschi si è osservato un legame unicamente con la dimensione fisica, pertanto con la percezione del corpo, senza il coinvolgimento della componente mentale.

Cristina Vassalle, coautrice dello studio suggerisce come “data la natura complessa, sfaccettata e dinamica della relazione tra la qualità della vita correlata alla salute e le categorie del peso corporeo negli adolescenti, devono inevitabilmente essere considerati molteplici fattori. La relazione che è stata dimostrata nelle ragazze, che in altre parole si traduce in un’alterata soddisfazione corporea, a lungo termine può contribuire al disagio psicologico e potenzialmente portare a disturbi alimentari. Tutto questo, in linea con la Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica e la Società Italiana di Pediatria, suggerisce come nelle politiche di prevenzione, debbano essere identificate tutte le componenti del benessere al fine di procedere con interventi mirti e personalizzati”.

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